Pubblicato nel 1931 in Germania, il romanzo Fabian. Die Geschichte eines Moralisten del poeta e scrittore per ragazzi Erich Kästner fece subito scalpore, nonostante i tanti interventi redazionali che ne avevano smussato la critica caustica alla società e alle istituzioni del suo paese. Subito dopo la presa di potere di Hitler, nel maggio 1933 il romanzo fu messo al rogo e il suo autore, già noto per il suo dichiarato antimilitarismo e antinazionalismo, accusato di immoralità. Quasi in contemporanea, ovvero nel luglio 1933, in Italia viene pubblicato per i tipi della casa editrice Bompiani la traduzione italiana del Fabian, corredata da una prefazione di Massimo Bontempelli, noto scrittore e critico che all’epoca fu ben allineato alla ideologia fascista. Si tratta di un’operazione che a prima vista appare come assai paradossale, ma che rivela una la sua logica interna sullo sfondo delle politiche editoriali dell’epoca. Il presente intervento, che interviene su un capitolo poco esplorato riguardante la traduzione dell’opera di questo autore, ha quindi come obiettivo di evidenziare le specificità della ricezione del Fabian alla luce del suo particolare contesto storico-culturale, analizzando la traduzione di Carlo Coardi per l’edizione del 1933, sulla falsariga del testo di partenza e della traduzione più recente di Amina Pandolfi. Sul piano metodologico, si attingerà ai principi della traduttologia, della Rezeptionstheorie, oltre che dell’imagologia letteraria.
La ricezione del Fabian di Erich Kästner e il suo paradosso italiano
MOLL N
2024-01-01
Abstract
Pubblicato nel 1931 in Germania, il romanzo Fabian. Die Geschichte eines Moralisten del poeta e scrittore per ragazzi Erich Kästner fece subito scalpore, nonostante i tanti interventi redazionali che ne avevano smussato la critica caustica alla società e alle istituzioni del suo paese. Subito dopo la presa di potere di Hitler, nel maggio 1933 il romanzo fu messo al rogo e il suo autore, già noto per il suo dichiarato antimilitarismo e antinazionalismo, accusato di immoralità. Quasi in contemporanea, ovvero nel luglio 1933, in Italia viene pubblicato per i tipi della casa editrice Bompiani la traduzione italiana del Fabian, corredata da una prefazione di Massimo Bontempelli, noto scrittore e critico che all’epoca fu ben allineato alla ideologia fascista. Si tratta di un’operazione che a prima vista appare come assai paradossale, ma che rivela una la sua logica interna sullo sfondo delle politiche editoriali dell’epoca. Il presente intervento, che interviene su un capitolo poco esplorato riguardante la traduzione dell’opera di questo autore, ha quindi come obiettivo di evidenziare le specificità della ricezione del Fabian alla luce del suo particolare contesto storico-culturale, analizzando la traduzione di Carlo Coardi per l’edizione del 1933, sulla falsariga del testo di partenza e della traduzione più recente di Amina Pandolfi. Sul piano metodologico, si attingerà ai principi della traduttologia, della Rezeptionstheorie, oltre che dell’imagologia letteraria.File | Dimensione | Formato | |
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