Il contributo ripercorre le vicende della costruzione e decorazione della villa già Farnese (ora Aurelia) sul colle Gianicolo inserendola nel quadro della committenza del cardinale Girolamo Farnese (1599-1668). Il rinvenimento di inediti documenti ha permesso di chiarire la cronologia della fabbrica e delle fasi del cantiere pittorico, che coinvolse artisti del calibro di Johan Paul Schor e Filippo Lauri, affiancati da numerosi collaboratori, secondo una organizzazione del lavoro ormai collaudata nel secondo Seicento. Sono inoltre riesaminate le testimonianze della perduta decorazione dell’edificio, tra modelli, bozzetti e lacerti emersi durante gli ultimi restauri. Nuove riflessioni sul programma iconografico e il sistema decorativo della villa, insieme a una generale riconsiderazione delle sue committenze, delle collezioni, dei rapporti con gli artisti, consentono di puntualizzare scelte e gusti di una figura poco indagata nel contesto del mecenatismo romano, che seppe avvantaggiarsi dell’appartenenza ad una illustre dinastia e di un ruolo politico di primo piano.

Girolamo «ultimo cardinal Farnese» nella Roma del Seicento: la villa a Porta S. Pancrazio e la sua committenza artistica attraverso nuovi documenti

BARTONI L
2016-01-01

Abstract

Il contributo ripercorre le vicende della costruzione e decorazione della villa già Farnese (ora Aurelia) sul colle Gianicolo inserendola nel quadro della committenza del cardinale Girolamo Farnese (1599-1668). Il rinvenimento di inediti documenti ha permesso di chiarire la cronologia della fabbrica e delle fasi del cantiere pittorico, che coinvolse artisti del calibro di Johan Paul Schor e Filippo Lauri, affiancati da numerosi collaboratori, secondo una organizzazione del lavoro ormai collaudata nel secondo Seicento. Sono inoltre riesaminate le testimonianze della perduta decorazione dell’edificio, tra modelli, bozzetti e lacerti emersi durante gli ultimi restauri. Nuove riflessioni sul programma iconografico e il sistema decorativo della villa, insieme a una generale riconsiderazione delle sue committenze, delle collezioni, dei rapporti con gli artisti, consentono di puntualizzare scelte e gusti di una figura poco indagata nel contesto del mecenatismo romano, che seppe avvantaggiarsi dell’appartenenza ad una illustre dinastia e di un ruolo politico di primo piano.
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