Con l’uscita, nel 1931, del romanzo Fabian. Die Geschichte eines Moralisten, il panorama culturale della Germania weimariana si arricchiva di una voce aspramente critica, di un testo che denunciava a chiare lettere il decadimento politico-istituzionale e morale. Il suo autore Erich Kästner, all’epoca già noto come poeta e scrittore per l’infanzia, dovette accettare dei pesanti tagli nella prima edizione del romanzo e ricevette delle prevedibili critiche e minacce dopo la presa di poter di Hitler nel ‘33. Tuttavia, la figura di Kästner, che passò alla storia letteraria come autore che scelse la Innere Emigration anziché l’esilio, e che non molto diversamente dal suo alter ego Fabian concepiva se stesso come intellettuale e artista politicamente inattivo anche se intellettualmente schierato da parte di un “moralismo” ben in contrasto con la “morale” palesata dalle istituzioni della sua epoca, non è priva di ombre. Ciò dimostra il giudizio di Walter Benjamin del 1931, formulato in occasione dell’uscita della raccolta di poesie “d’uso” (Gebrauchslyrik) kastneriane Ein Mann gibt Auskunft, di una “malinconia di sinistra” da cui lo scrittore di Dresda sarebbe affetto alla pari di un Kurt Tucholsky, e che mirerebbe a “convertire riflessi rivoluzionari, nella misura in cui apparivano nella borghesia, in oggetti di distrazione, di divertimento, di consumo”. Il presente intervento si propone di ripercorrere le tappe principali della ricezione di questo romanzo, ripubblicato nel 2013 nella sua versione originaria (a cura di Sven Hanuschek) e trasposto nel film Fabian oder der Gang vor die Hunde (reg. Dominik Graf, presentato alla Berlinale 2021), interrogandosi sulla dialettica tra etica ed estetica che lo attraversa a livello intrinseco e rintracciando nel personaggio di Fabian elementi di attualità, alla luce delle riflessioni di autori quali Enzo Traverso (Malinconia di sinistra) e Martha Nussbaum (L’intelligenza delle emozioni).
Tra moralismo ed empatia: alcune note sulla ricezione del Fabian di Erich Kästner
MOLL N
2022-01-01
Abstract
Con l’uscita, nel 1931, del romanzo Fabian. Die Geschichte eines Moralisten, il panorama culturale della Germania weimariana si arricchiva di una voce aspramente critica, di un testo che denunciava a chiare lettere il decadimento politico-istituzionale e morale. Il suo autore Erich Kästner, all’epoca già noto come poeta e scrittore per l’infanzia, dovette accettare dei pesanti tagli nella prima edizione del romanzo e ricevette delle prevedibili critiche e minacce dopo la presa di poter di Hitler nel ‘33. Tuttavia, la figura di Kästner, che passò alla storia letteraria come autore che scelse la Innere Emigration anziché l’esilio, e che non molto diversamente dal suo alter ego Fabian concepiva se stesso come intellettuale e artista politicamente inattivo anche se intellettualmente schierato da parte di un “moralismo” ben in contrasto con la “morale” palesata dalle istituzioni della sua epoca, non è priva di ombre. Ciò dimostra il giudizio di Walter Benjamin del 1931, formulato in occasione dell’uscita della raccolta di poesie “d’uso” (Gebrauchslyrik) kastneriane Ein Mann gibt Auskunft, di una “malinconia di sinistra” da cui lo scrittore di Dresda sarebbe affetto alla pari di un Kurt Tucholsky, e che mirerebbe a “convertire riflessi rivoluzionari, nella misura in cui apparivano nella borghesia, in oggetti di distrazione, di divertimento, di consumo”. Il presente intervento si propone di ripercorrere le tappe principali della ricezione di questo romanzo, ripubblicato nel 2013 nella sua versione originaria (a cura di Sven Hanuschek) e trasposto nel film Fabian oder der Gang vor die Hunde (reg. Dominik Graf, presentato alla Berlinale 2021), interrogandosi sulla dialettica tra etica ed estetica che lo attraversa a livello intrinseco e rintracciando nel personaggio di Fabian elementi di attualità, alla luce delle riflessioni di autori quali Enzo Traverso (Malinconia di sinistra) e Martha Nussbaum (L’intelligenza delle emozioni).File | Dimensione | Formato | |
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