Sono puntati sul mar Adriatico, gli occhi di Aulona, protagonista del secondo romanzo di Leonard Guaci, nel quale già fin dal titolo (I grandi occhi del mare, 2006) è posto in primo piano il tema marino: barriera e allo stesso tempo collante tra l’Italia e l’Albania, il Mediterraneo si profila come “catalizzatore” di immagini che incrociano le narrazioni di due nazioni (B. Anderson), personaggio esso stesso che guarda, che minaccia, che inghiottisce. Attraverso la storia familiare di Aulona e i suoi undici fratelli, che crescono nell’Albania degli ’60 e che seguiamo nei loro desideri di evasione dalla dittatura comunista, si ripercorrono circa trent’anni di storia collettiva italiana e albanese: un racconto nel quale ben presto si afferma l’egemonia delle immagini televisive attraverso le quali l’Italia interpreta e traduce se stessa, invadendo vite e sogni di chi non possiede mezzi massmediatici altrettanto scintillanti. Partendo dal romanzo di Guaci, nel presente contributo si intende interrogare criticamente il rapporto tra immaginario e mass-media (P. Ortoleva, A. Grasso/M. Scaglioni), nonché mettere in evidenza in che modo voci critiche come quella di P.P. Pasolini denunciassero già durante gli anni ripercorsi dal suo plot lo scollamento di tale auto-narrazione dalla realtà, nonché la tendenza della collettività a conformarsi verso le pratiche culturali, i linguaggi e i consumi riflessi dal potente mezzo della televisione.
"L'egemonia delle immagini e il filtro marino: I grandi occhi del mare di Leonard Guaci
MOLL N
2013-01-01
Abstract
Sono puntati sul mar Adriatico, gli occhi di Aulona, protagonista del secondo romanzo di Leonard Guaci, nel quale già fin dal titolo (I grandi occhi del mare, 2006) è posto in primo piano il tema marino: barriera e allo stesso tempo collante tra l’Italia e l’Albania, il Mediterraneo si profila come “catalizzatore” di immagini che incrociano le narrazioni di due nazioni (B. Anderson), personaggio esso stesso che guarda, che minaccia, che inghiottisce. Attraverso la storia familiare di Aulona e i suoi undici fratelli, che crescono nell’Albania degli ’60 e che seguiamo nei loro desideri di evasione dalla dittatura comunista, si ripercorrono circa trent’anni di storia collettiva italiana e albanese: un racconto nel quale ben presto si afferma l’egemonia delle immagini televisive attraverso le quali l’Italia interpreta e traduce se stessa, invadendo vite e sogni di chi non possiede mezzi massmediatici altrettanto scintillanti. Partendo dal romanzo di Guaci, nel presente contributo si intende interrogare criticamente il rapporto tra immaginario e mass-media (P. Ortoleva, A. Grasso/M. Scaglioni), nonché mettere in evidenza in che modo voci critiche come quella di P.P. Pasolini denunciassero già durante gli anni ripercorsi dal suo plot lo scollamento di tale auto-narrazione dalla realtà, nonché la tendenza della collettività a conformarsi verso le pratiche culturali, i linguaggi e i consumi riflessi dal potente mezzo della televisione.File | Dimensione | Formato | |
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