"Tra autobiografismo e impegno etico: la letteratura italiana della migrazione a vent'anni dalla sua nascita"

Se è vero, come sostiene Gianfranco Contini, che la “nascita alla scrittura” equivale alla “nascita all’interrogazione”, la letteratura italiana della migrazione, fin dai suoi esordi nel 1990, ha interpretato questo importante meccanismo psicologico e antropologico nei termini di un autobiografismo deciso e coraggioso. Autobiografismo che non si è limitato ad una introspezione “ombelicale”, da parte dei suoi esponenti, della propria storia fatta di partenze, di speranze, di arrivi incompleti, di saudade, ma che ha fin da subito mirato alla “estro-spezione”, ovvero ad una analisi critica della società d’arrivo, e dei propri possibili ruoli in essa. Ed è così che l’autobiografismo migrante, mai abbandonato in seguito, si coniuga spesso con l’esigenza di farsi biografia, di altri destini, e di quest’Italia che stenta ad accettarsi come creola ed autenticamente multiculturale.