La produzione bilingue della poetessa austriaco-italiana Barbara Pumhösel, nota anche come autrice di letteratura per l‘infanzia, può essere intesa come spazio policentrico, all’interno del quale la lingua tedesca e quella italiana si alternano e potenziano reciprocamente. Più che ad una ibridizzazione linguistica oppure ad un plurilinguismo intratestuale, l’autrice nata nel 1959 a Neustift presso Scheibbs, in Austria, è interessata all’elaborazione di forme espressive che rendano a livello simbolico e metaforico l’esperienza della trasmigrazione linguistica e culturale, in un lavorio linguistico accompagnato inoltre, passo per passo, da riflessioni metapoetiche. Il processo del “guadare” attraverso fiumi linguistici, le cui implicazioni rispetto all’autodefinizione identitaria vengono analizzate in particolare nella produzione italiana della poetessa, è quindi parte di un progetto creativo nel quale il fare poetico in sé è al centro di continue riflessioni. Dietro il “Widerspruch in Weiß” (la “contraddizione in bianco”) delle pagine si manifesta dunque “das Staunen neuer Wörter”: si tratta di epifanie del quotidiano che spostano in maniera quasi ludica dei confini linguistici, muovendosi non solo tra il tedesco – lingua della cultura e della socializzazione che subentra al dialetto lingua della piccola patria e della famiglia – e l’italiano, bensì anche in direzione di un uso straniante di linguaggi specialistici (specie della botanica e della zoologia), i cui termini illuminano improvvisamente la pagina poetica di Barbara Pumhösel. Tale lavoro transculturale e translinguistico le permette, inoltre, di interrogare criticamente le espressioni stereotipate contenute nelle lingue convenzionali, da lei abitate, nelle loro varianti letterarie e standard, operando uno sforzo di superamento metaforico di termini abusati e di luoghi comuni della poesia. Partendo dal delineamento del più ampio contesto culturale e letterario in cui essa va inserita, il presente contributo si propone di mettere in luce, sotto l’aspetto delle specificità sia linguistiche che metapoetiche, la produzione lirica di una scrittrice europea con background migratorio. Sempre sul piano della riflessione circa lo stesso fare poesia tra due o più lingue, si cercherà inoltre di intrecciare dei confronti con autori più o meno inseriti nel grande canone della poesia italiana ed europea, al fine di circoscrivere al meglio le specificità della produzione creativa della autrice in questione.
“… dahinter schon / das Staunen neuer Wörter”: creatività bilingue e riflessione metapoetica nella produzione lirica di Barbara Pumhösel
MOLL N
2018-01-01
Abstract
La produzione bilingue della poetessa austriaco-italiana Barbara Pumhösel, nota anche come autrice di letteratura per l‘infanzia, può essere intesa come spazio policentrico, all’interno del quale la lingua tedesca e quella italiana si alternano e potenziano reciprocamente. Più che ad una ibridizzazione linguistica oppure ad un plurilinguismo intratestuale, l’autrice nata nel 1959 a Neustift presso Scheibbs, in Austria, è interessata all’elaborazione di forme espressive che rendano a livello simbolico e metaforico l’esperienza della trasmigrazione linguistica e culturale, in un lavorio linguistico accompagnato inoltre, passo per passo, da riflessioni metapoetiche. Il processo del “guadare” attraverso fiumi linguistici, le cui implicazioni rispetto all’autodefinizione identitaria vengono analizzate in particolare nella produzione italiana della poetessa, è quindi parte di un progetto creativo nel quale il fare poetico in sé è al centro di continue riflessioni. Dietro il “Widerspruch in Weiß” (la “contraddizione in bianco”) delle pagine si manifesta dunque “das Staunen neuer Wörter”: si tratta di epifanie del quotidiano che spostano in maniera quasi ludica dei confini linguistici, muovendosi non solo tra il tedesco – lingua della cultura e della socializzazione che subentra al dialetto lingua della piccola patria e della famiglia – e l’italiano, bensì anche in direzione di un uso straniante di linguaggi specialistici (specie della botanica e della zoologia), i cui termini illuminano improvvisamente la pagina poetica di Barbara Pumhösel. Tale lavoro transculturale e translinguistico le permette, inoltre, di interrogare criticamente le espressioni stereotipate contenute nelle lingue convenzionali, da lei abitate, nelle loro varianti letterarie e standard, operando uno sforzo di superamento metaforico di termini abusati e di luoghi comuni della poesia. Partendo dal delineamento del più ampio contesto culturale e letterario in cui essa va inserita, il presente contributo si propone di mettere in luce, sotto l’aspetto delle specificità sia linguistiche che metapoetiche, la produzione lirica di una scrittrice europea con background migratorio. Sempre sul piano della riflessione circa lo stesso fare poesia tra due o più lingue, si cercherà inoltre di intrecciare dei confronti con autori più o meno inseriti nel grande canone della poesia italiana ed europea, al fine di circoscrivere al meglio le specificità della produzione creativa della autrice in questione.File | Dimensione | Formato | |
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