Nel presente lavoro di ricerca, dopo una discussione storica della definizione di “proprietà intellettuale”, viene affrontata l’analisi delle fonti normative sopranazionali che tutelano la proprietà intellettuale nell'ambito della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea. Viene quindi sviluppata l'analisi della tutela sostanziale e processuale delle opere dell'ingegno nel diritto italiano e così come dei principi costituzionali e delle fattispecie di conflitto. Il lavoro di ricerca è volto a compiere una disamina della tutela normativa apprestata alle opere dell'ingegno e delle riflessioni critiche già svolte da parte della dottrina sull'opportunità di applicare l’istituto proprietario relativamente a situazioni giuridiche soggettive ispirate a valori diversi dall’appropriazione privata. Come proposto da Rodotà, tale problema è stato delineato nei suoi aspetti fondamentali: l’accesso a beni quali la dignità della persona, la salute, l’arte e la scienza costituisce un diritto umano fondamentale che dovrebbe essere sottratto a logiche di appropriazione e di negoziazione, mediante ricorso alla categoria dei beni fuori del mercato. Pur in considerazione della normativa adottata a livello internazionale e comunitario, formulata mediante utilizzo dell’istituto della proprietà, e rendendo atto dei motivi di inadeguatezza di tale istituto alla tutela delle opere dell’ingegno, Rodotà ha individuato una “proprietà di terzo grado”, non privata né statale, da trasformare in “patrimonio comune dell’umanità” (come già si esprimono alcune convenzioni internazionali): così sottratto ad una circolazione e ad uno sfruttamento integralmente basati sull’uso libero dello strumento contrattuale. L’intento sotteso a tale proposta è l’evitare che l’“accesso ai beni” sia ridotto ad attitudine all’appropriazione in maniera esclusiva, affinché sia invece svolto in individuazione di forme di godimento collettivo, di inclusione di soggetti diversi, di sottrazione dei beni a forme di sfruttamento distruttivo. In tale dibattito, che si va delineando nella dottrina a livello internazionale, ed al quale il presente lavoro di ricerca offre il proprio contributo, la proprietà intellettuale emerge come paradigma del rapporto dialettico tra libertà e proprietà.

Proprietà intellettuale. Principi costituzionali e fattispecie di conflitto.

MASCHIO F
2006-01-01

Abstract

Nel presente lavoro di ricerca, dopo una discussione storica della definizione di “proprietà intellettuale”, viene affrontata l’analisi delle fonti normative sopranazionali che tutelano la proprietà intellettuale nell'ambito della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea. Viene quindi sviluppata l'analisi della tutela sostanziale e processuale delle opere dell'ingegno nel diritto italiano e così come dei principi costituzionali e delle fattispecie di conflitto. Il lavoro di ricerca è volto a compiere una disamina della tutela normativa apprestata alle opere dell'ingegno e delle riflessioni critiche già svolte da parte della dottrina sull'opportunità di applicare l’istituto proprietario relativamente a situazioni giuridiche soggettive ispirate a valori diversi dall’appropriazione privata. Come proposto da Rodotà, tale problema è stato delineato nei suoi aspetti fondamentali: l’accesso a beni quali la dignità della persona, la salute, l’arte e la scienza costituisce un diritto umano fondamentale che dovrebbe essere sottratto a logiche di appropriazione e di negoziazione, mediante ricorso alla categoria dei beni fuori del mercato. Pur in considerazione della normativa adottata a livello internazionale e comunitario, formulata mediante utilizzo dell’istituto della proprietà, e rendendo atto dei motivi di inadeguatezza di tale istituto alla tutela delle opere dell’ingegno, Rodotà ha individuato una “proprietà di terzo grado”, non privata né statale, da trasformare in “patrimonio comune dell’umanità” (come già si esprimono alcune convenzioni internazionali): così sottratto ad una circolazione e ad uno sfruttamento integralmente basati sull’uso libero dello strumento contrattuale. L’intento sotteso a tale proposta è l’evitare che l’“accesso ai beni” sia ridotto ad attitudine all’appropriazione in maniera esclusiva, affinché sia invece svolto in individuazione di forme di godimento collettivo, di inclusione di soggetti diversi, di sottrazione dei beni a forme di sfruttamento distruttivo. In tale dibattito, che si va delineando nella dottrina a livello internazionale, ed al quale il presente lavoro di ricerca offre il proprio contributo, la proprietà intellettuale emerge come paradigma del rapporto dialettico tra libertà e proprietà.
2006
88-548-0660-9
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